Tutte le cose belle sono destinate a finire, prima o poi. Vale per una bella giornata, per un fiore e anche per un parco pubblico. Sembrava troppo bello per essere vero, eppure il tanto magnificato Parco Urbano alla fine ha ceduto alla legge del menefreghismo. Parco abbandonato a se stesso, dove fiori e prato verde hanno perso quella bellezza iniziale, quando, tra coriandoli e squilli di tromba, l'Amministrazione ne decantò la sua bellezza. Eppure oggi, quel Parco Urbano, fiore all'occhiello dell'amministrazione Dessì, è diventato l'ennesimo altare all'indifferenza dove il chiosco non apre neppure in una bella giornata primaverile e la sabbia, dove dovrebbero giocare i bimbi, è sporca quanto una lettiera per gatti. Persino la fontana con i suoi giochi di luce è spenta ormai da mesi. Insomma, un vero peccato.
Chi lo ha in custodia, vincitore di un bando pubblico, ha nello stesso bando doveri ben precisi sulla gestione del Parco. Chi ha il compito di controllare, spesso, gira la faccia dall'altra parte. Questa è l'Italia. Stessa sorte per il Centro Meccano. Una cattedrale nel deserto, lasciato alle intemperie, circondato dalle erbacce. Muri scrostati. Pittura fatiscente. Persino la scritta luminosa ha gettato la spugna, perdendo una lettera nel lungo declino di quest'opera incompiuta. È lì, sotto gli occhi di tutti, in attesa che un disgraziato si assuma l'onere di farne un bar per i futuri clienti di una zona artigianale ferma al palo da troppi anni.
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